lunedì 31 maggio 2010

A Schiavi d'Abruzzo per la Festa della Repubblica esposto il tricolore sabaudo



L'amministrazione comunale di sinistra che dimentica il 'Giorno del ricordo' delle Foibe, l'esodo di centinaia di migliaia di italiani dall'Istria e dalla Dalmazia e la violenza comunista dei titini, si affanna, invece, a celebrare l'imbroglio del referendum del 2 giugno '46. "Il 2 giugno 1946 gli Italiani, con un referendum, scelsero la Repubblica, mettendo fine alla Monarchia", si legge nel volantino affisso in paese, firmato dall'amministrazione e dal sindaco socialista Piluso.
La Storia, quella avulsa dalle faziosità e dalle censure, insegna che le cose andaro in maniera diversa: sulla scelta degli italiani pesarono le giacobine pressioni dei ministri Togliatti e Romita. Milioni di italiani, i profughi, i prigionieri di guerra e i residenti in Istria e Dalmazia, non furono messi in grado di partecipare al voto referendario, né allora né mai. Con un colpo di mano, un vero colpo di Stato, il Governo in carica decretò il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica senza attendere il pronunciamento della Suprema Corte di Cassazione, con migliaia di ricorsi sui brogli ancora pendenti. Né nel 1946, né in seguito, né mai, fu proclamata la vittoria della Repubblica. L'attuale forma di Stato è un regime di fatto, ma non certo di diritto. E le celebrazioni della 'festa' della Repubblica, in quest'anno in cui cade il 150^ dell'Unità di Italia, opera della Casa Savoia, risultano un'offesa alla storia e all'identità nazionale. Per questi motivi, per stigmatizzare l'imbroglio del 2 giugno 1946, e in segno di protesta, nelle giornate di domani (festa patronale, San Maurizio Martire) e del 2 giugno su Schiavi di Abruzzo, 'tetto' del Vastese, garrirà al vento il tricolore sabaudo.
Francesco BOTTONE
Unione Monarchica Italiana (Umi) per l'Abruzzo e Molise

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