giovedì 27 maggio 2010

Testamento biologico, la conferenza dal giornalista Luigi Medea all'associazione Amici degli Anziani


Interessante conferenza si è tenuta nel pomeriggio nella sede dell’Associazione
Amici degli Anziani, presieduta da Angela Poli Molino, sul tema del “Testamento biologico”. Ad approfondire l’argomento di grande attualità è stato il giornalista Luigi Medea, che ha sviluppato sei punti. Medea ha posto la questione del rapporto tra essere umano, ricerca scientifica e sviluppo della tecnologia, riferendosi in concreto a quattro casi emblematici, in cui il paziente rimane in vita, ma in uno stato che gli impedisce di esprimersi, di avere percezione del mondo esterno e di instaurare una qualche vita di relazione: la battaglia, per essere lasciato morire, di Piergiorgio Welby, a cui, a seguito delle sue insistenti richieste, il medico ha staccato il respiratore (la morte è sopraggiunta il 20 dicembre 2006); la storia di Terri Schiavo della Florida, alla quale il 18 marzo 2005, al termine di una trafila giudiziaria, politica e mediatica durata più di 10 anni, su ordine del giudice, viene rimosso il tubo che la alimenta da quindici anni (la morte sopraggiunge tredici giorni dopo); la vicenda del catanese Salvatore Crisafrulli, che ha raccontato di ricordare le sue traversie e di essere stato cosciente dal giorno del suo risveglio dal coma, soffrendo in silenzio e solitudine, imprigionato nel suo stesso corpo (ora vive a casa sua, assistito dalla famiglia); la vicenda di Eluana Englaro, per la quale la Corte d’Appello di Milano il 9 luglio 2008 ha decretato l’interruzione dei trattamenti che ne mantenevano le funzioni vitali (Eluana è morta il 9 febbraio 2009). Nel secondo punto Medea ha spiegato il termine di “testamento
biologico”, come “un documento con cui una persona capace di intendere e volere esprime la propria volontà circa le terapie e i trattamenti sanitari cui
desidera o non desidera essere sottoposta nella eventualità in cui dovesse
perdere la capacità di esprimersi”, richiamando da una parte gli elementi di
grossa rilevanza nazionale ed europea che emergono sulla tematica nella
convenzione di Oviedo, nel codice di deontologia medico italiano, nel Comitato
per la bioetica, ma sottolineando dall’altra che “in Italia in assenza di una
legge che rende giuridicamente valido un testamento biologico stilato dal
cittadino, la giurisprudenza a cui si fa riferimento è quella che si riallaccia
alle norme previste nel codice civile e in quello penale”. Terzo aspetto. Il relatore si è calato nell’attuale dibattito politico, che ha portato (la notizia è del 12 maggio 2010) al via libera della Commissione Affari sociali della Camera al ddl sul “testamento biologico”, mentre nel quarto punto ha sviluppato le “norme fondamentali nell’ordinamento giuridico italiano che sanciscono il diritto alla salute e stabiliscono alcuni principi di efficacia per le dichiarazioni anticipate (orali o in forma scritta)”. Il quinto punto ha riguardato l’approfondimento di alcune espressioni tecniche (consenso informato, lo stato di necessità, le cure palliative, l’accanimento terapeutico, l’eutanasia, il suicidio assistito, la morte cerebrale, gli stati di incoscienza, i trattamenti di sostegno vitale), in riferimento a quanto prevede il Codice di deontologia medica. Infine Medea ha chiarito, con una larga documentazione, qual è la posizione della Chiesa, per la quale il diritto alla morte (e quindi anche il diritto del paziente a essere preso in considerazione) “non designa il diritto di procurarsi o farsi procurare la morte come si vuole, ma il diritto di morire in tutta serenità, con dignità umana e cristiana”.

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