giovedì 29 luglio 2010

Chiodi il decisionista e la protesta in Regione per i tagli alla Sanità

Non è bastata la presenza all’Emiciclo all’Aquila di centinaia di cittadini abruzzesi e di oltre 40 sindaci, con il coreografico lancio delle fasce tricolori, a smuovere per il momento il governatore Gianni Chiodi dal rivedere il piano di riordino della sanità concordato con il governo nazionale. Il presidente della Regione ha parlato chiaro: la spesa sanitaria nel corso di questi decenni è impazzita facendo saltare i conti e non è servito nemmeno l’espediente della cartolarizzazione, che nell’ultimo decennio ha solo virtualmente risanato il debito. Azione di risanamento “lacrime e sangue” con un piano che non si tocca: sei piccoli ospedali saranno riconvertiti e taglio dei posti letto. Chiodi anche ieri mattina ha annunciato in Commissione Sanità che il Piano operativo sarà presentato nei modi e nei tempi stabiliti, per uscire dalla situazione critica nella quale l'Abruzzo è costretto a muoversi da diversi anni. Solo nella fase successiva saranno esaminate proposte volte a migliorare le nuove ipotesi organizzative, senza però stravolgere l'impianto complessivo del progetto. E saranno istituiti appositi tavoli provinciali per recepire le esigenze e i bisogni dei rispettivi territori. I sei ospedali “a rischio” non chiuderanno – su questo ci sia consapevolezza da parte di tutti - ma saranno riconvertiti con l’attivazione di specializzazioni per migliorare e garantire la salute e i livelli essenziali anche ai cittadini nei comuni più remoti. La protesta di questi giorni dei sindaci è comprensibile e può aiutare a raccogliere suggerimenti utili. Ma spetta alla politica ritrovare il coraggio di fare delle scelte avendo come punto di riferimento il bene comune. Uno sfacciato populismo non servirà a uscire da quello che appare sempre più un pericoloso labirinto. Bisogna ritrovare il filo della ragione e su questo versante Chiodi sta dimostrando di “saperci fare”. Ma dopo il colpo di mannaia bisognerà ritrovarsi attorno a un tavolo e confrontarsi tenendo conto delle esigenze di un territorio di confine com’è quello del Vastese. In ben altri ambiti le istituzioni regionali dovranno sfoltire posti letto e servizi.

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