Spesso vengo additato alla pubblica opinione come colui che esprime dei giudizi negativi sull’amministrazione comunale, a prescindere. In verità, io mi sforzo di parlarne bene, particolarmente quando essa si prodiga in opere meritorie. Ma, certamente, non è colpa mia, se questo accade di rado.
L’ultimo tentativo per rialzare l’audience, l’attuale amministrazione la sta cercando coinvolgendo i detenuti di Torre Sinello nel progetto “marina mia”, o meglio. Tentando di estendere quel progetto alle piste ciclabili. Che come tutti sanno, sono le grandi opere di questa amministrazione.
Devo dire ad onore del vero, che non ho mai frequentato le patrie galere. Nonostante più di qualcuno si sia sforzato in passato di appagare questa mia manchevolezza. Quindi ho una “competenza” limitata dell’ argomento.
Qualche avvocato spero mi scuserà.
Riconosco la bontà che anima il progetto. Un detenuto prima di tutto è un essere umano. E quello che manca quando un essere umano sta al “gabbio”, è l’aria. Lo spazio. L’orizzonte del mare. Quindi ben venga qualsiasi progetto che va in questa direzione
Trovo invece al limite del ridicolo che si utilizzino i detenuti per riparare opere pubbliche che ancora devono essere inaugurate. La cosa non depone a favore dell’amministrazione, nonostante essa si giustifichi con gli atti di vandalismo che imperano in città. Significa che la progettualità di quell’opera è semplicemente errata.
Avevamo avuto modo di esporre già questo concetto, nel corso di un assemblea pubblica. Quello della lontananza delle piste ciclabili dai centri abitati , e quindi della fruizione marginale di esse da parte dei cittadini. Un problema che qualche assessore non solo sottovalutò, ma che non volle prendere nemmeno in considerazione. La pista ciclabile della Lebba, ridotta ad una giungla del Serengeti, e la pista sulle dune con l’illuminazione distrutta, l’erba alta ed il divieto di percorrerla ai pedoni, ci dice che questi signori avevano torto.
Antonino Spinnato
Verdi Vasto
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