martedì 27 aprile 2010

Agorà, l'assessore comunale di Vasto Suriani risponde a Bassi

Lo scorso 23 aprile abbiamo ospitato una riflessione di Vincenzo Bassi dopo la proiezione del film Agorà e le dichiarazioni dell'assesore alla Cultura del Comune di Vasto, Anna Suriani. Assessore che ora risponde a Bassi.

Provo a rispondere alla garbata critica del Dott. Bassi il quale, ritenendo che il film “Agorà” non aiuti affatto la riflessione sul rapporto tra scienza e religione, pensa che io abbia voluto, sia pure in buona fede, lanciare, con una frasetta di presentazione di un film peraltro ancora non visto, una sorta di manifesto politico-culturale, contro il pensiero cristiano. Non credo avessero le stesse finalità molti autorevoli critici cinematografici ed esperti di cinema, che recensendo per le più grandi testate giornalistiche italiane e straniere, hanno dato una simile chiave di lettura. Evidentemente non è così ed è certo superficiale etichettare ex ante chiunque, soprattutto se non si è avuto modo di scambiare nemmeno una parola, in particolare poi su materie tanto complesse e contrastate; come pure è ’ difficile addentrarsi con poche righe in un tema particolarmente dibattuto, su cui da anni anzi da secoli si discute e che necessita di ben altri approfondimenti, possibilmente articolati da esperti, per evitare il tanto italico vizio di cimentarsi su tutto in modo assolutamente superficiale.Per essere breve cito solo tre casi emblematici: Galileo, Giordano Bruno (e le loro tardive riabilitazioni) ed il confronto ancora attuale fra evoluzionismo e creazionismo dove, a scanso di equivoci, ritengo che mettere ancora in discussione Darwin sia talmente improponibile che anche negli ambienti cattolici più resistenti si è passati alla teoria più soft del “disegno intelligente” dove il percorso della speciazione è identico, ma per intervento divino e non per selezione naturale. Tre casi che, da soli, coinvolgono nel profondo l’essenza della storia dell’uomo e di tutti gli esseri viventi ed oltre…… “Io non lo so se la fede porti limiti alla ricerca scientifica. La fede è un dono che l'individuo riceve. Ci sono scienziati credenti, ci sono scienziati non credenti, ci sono atei, ci sono agnostici, ci sono cristiani, musulmani, eccetera. E' vera una cosa, che, quando l'istituzione ecclesiastica è diventata un potere, in alcuni contesti questo potere ha di fatto ostacolato la crescita della scoperta scientifica. E questo soprattutto nella nostra storia…. Galileo era uomo di fede, però fu condannato lo stesso”. Non sono io che parlo ma Giulio Giorello, autorevole rappresentante del panorama filosofico italiano, peraltro sollecitato, nella circostanza, in uno stimolante contradditorio insieme a Vitiello e Cacciari, su scienza e religione proprio dal nostro Bruno Forte. E’ proprio il rapporto fra scienza e religione che ha segnato (ed in parte ancora segna) la storia dell’umanità. Mi pare che il film, che peraltro come opera cinematografica non mi ha particolarmente colpito, abbia comunque affrontato con estrema equanimità il tema attualissimo delle tensioni religiose. Infatti è un eccezionale atto d’accusa contro i fanatismi religiosi e gli estremismi del pensiero in genere che appartengono a tutte le categorie filosofiche, scientifiche, politiche, religiose. Sono certamente una degenerazione che ha portato e porta ancora a grandissime tragedie. Certo, i fanatismi vanno analizzati e conosciuti bene per cercare di contenerli (eliminarli, ahimè, credo sia pura illusione). Merito del film è però far conoscere a molti la storia straordinaria di Ipazia, figura paradigmatica di scienziata vissuta nel IV secolo d.C., che molti storici, con la nascita dell’oscurantismo, indicano quale inizio del Medioevo. Una donna che parla ed insegna agli uomini come una loro pari, che non si piega ad un ruolo di subalternità e che soprattutto non vuole rinunciare alla propria libertà di pensiero come molti uomini di scienza, da Galileo a Giordano Bruno. Mi sembra che al di là di tutti i diversi contributi sull’argomento aprire il festival della scienza con il dovuto rispetto e la giusta riconoscenza ad una figura che, insieme ad altre, ha contribuito alla formazione di un pensiero scientifico libero e svincolato soprattutto da pericolose logiche di potere, possa essere condivisibile.
Mi permetta infine di amichevolmente rimpallarle l’accusa di superficialità quando Lei sostiene che i fanatismi scientifici hanno portato ad una cultura disumanizzante come quella dell’eugenetica, dell’eutanasia e dell’aborto. Detto così non significa niente. Sull’eutanasia si può essere legittimamente contrari, ma non credo che, per esempio, la quotidianità della popolazione belga o olandese sia contraddistinta da una “ cultura disumanizzante che nega la vita come valore assoluto”. E sull’aborto a cosa si riferisce esattamente? Alle mammane di cupa memoria, alla legge 194 dello stato italiano o a cos’altro? Disponibile a futuri confronti, La saluto cordialmente.
Anna Suriani
Assessore comunale alla Cultura Vasto

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