mercoledì 28 aprile 2010

Politiche ambientali, sostenibilità e sviluppo economico

E' un fatto incontestabile che i cittadini, oggi spesso insensibili ai richiami dell’impegno politico, sono, al contrario, sensibilissimi alla difesa del territorio da un punto di vista anche ambientale e paesaggistico (vedasi la battaglia contro la Cava al largo di Punta Penna). Infatti, proprio la difesa del territorio e del suo ambiente rappresenta una delle modalità di perseguimento del bene comune. Pertanto, un programma politico serio non può disinteressarsi della questione ambientale. A questo proposito, è difficile immaginare contrasti sul fatto che il modello di sviluppo da promuovere sia quello più propriamente eco-sostenibile. Contrasti sorgono invece quando si deve definire il concetto di sostenibilità, correlato al concetto di difesa dell’ambiente. Originariamente, promuovere la sostenibilità ambientale significava incoraggiare privazioni e cambiamenti di stili di vita. “Risparmio energetico e lume di candela” rappresentava l’idea che negli anni ’70 si diffondeva per contrastare la prima crisi energetica. Alla luce degli attuali scenari un tale schema “problema-soluzione” risulta quantomeno anacronistico e segna di fatto la differenza con un nuovo concetto di sostenibilità ambientale. Oggi, infatti, l’evoluzione delle tecniche, nonché delle strategie e metodologie di lavoro, consente di individuare nella “progettualità” la risposta più conveniente e concreta alle problematiche ambientali. E quindi analizzando le condizioni di stato iniziale dell’ambiente, si prefigurano obiettivi di miglioramento, di ottimizzazione, di trasformazione; ma non solo, si definiscono le strategie necessarie per raggiungerli, si delineano le linee programmatiche per la gestione delle condizioni e delle situazioni attuate. Il tutto è supportato da strumenti tecnologici, oggi in grado di proporre soluzioni alternative, sia relativamente al consumo delle risorse (utilizzazione delle fonti rinnovabili in luogo di quelle esauribili), che in relazione alle loro specifiche modalità d’uso (tecnologie e sistemi per il miglioramento di efficienza e prestazioni senza aumento dell’input energetico). Si tratta di un nuovo metodo di soluzione delle questioni ambientali, che, sviluppando il concetto di sostenibilità ambientale, introduce un nuovo modo di pensare alle politiche ambientali, attraverso la riprogrammazione e la riprogettazione di attività e delle fasi produttive, nonché di prodotti e delle relative modalità di fruizione. Così facendo, sono coinvolti tutti i livelli di sviluppo, da quello del prodotto industriale a quello degli insediamenti urbani. Non è sbagliato quindi sostenere che il futuro sviluppo di un territorio deve passare attraverso la sostenibilità ambientale. Orbene, prendendo spunto dalle recenti manifestazioni contro la “petrolizzazione” delle coste abruzzesi, vale la pena gridare con forza che si tratta di una battaglia a favore della sostenibilità ambientale e, quindi, dello sviluppo economico (a tutti i livelli e non solo nell’ambito turistico). Contro lo sviluppo economico è invece proporre ancora il petrolio come fonte energetica, perché l’utilizzo del petrolio è legato a un modello di sviluppo e di produzione oramai obsoleto ed in crisi. E poiché la crisi si vince innovando, opporsi al petrolio significa stimolare l’innovazione e quindi lo sviluppo. Solo partendo da queste premesse sarà possibile dare forza alle iniziative contro la “petrolizzazione” delle coste abruzzesi, e far convergere tutte le energie (economiche, sociali e politiche) su un obiettivo comune: lo sviluppo del territorio. In caso contrario, si rischia di combattere contro i mulini a vento.
Vincenzo Bassi

Nessun commento:

Posta un commento