Il volume atteso da tanti anni, da quando era stato commissionato nel 1992 dalla Giunta di Antonio Prospero, finalmente, grazie all’impegno dell’attuale amministrazione Lapenna, ha visto la luce, pronto a soddisfare la curiosità di chi ama Vasto. Quando si prende tra le mani un libro di storia immancabilmente ci si chiede: cos’è la storia per l’autore? Costantino Felice stesso chiarisce subito, allineandosi alla concezione di Marc Bloch, nel considerare gli uomini l’oggetto della storia, ed a quella di Edward Carr nel far parlare i fatti. Agli accadimenti bisogna dare un senso, e dei fatti, che da soli non dicono nulla, occorre costruire una trama e dare loro una interpretazione. Questo è il compito che si è assunto Felice costruendo una storia economica, sociale, politica e amministrativa analizzando a fondo l’abbondante documentazione a disposizione, che ha cercato di interpretare in modo da far emergere i motivi e le finalità a base delle scelte dei responsabili politici e amministratori che hanno guidato la città nel passato. Il lettore molto spesso si sente coinvolto con lo storico nell’affrontare i problemi e seguirlo nella scoperta e nella costruzione dei processi economici e socio-culturali che hanno accompagnato l’evoluzione della città. Dalla preistoria alle vicende più vicine Vasto ha assunto quasi sempre il ruolo di protagonista, dimostrando di saper sfruttare la sua posizione geografica favorevole e dare impulso ad attività commerciali e imprese che si sono affermate soprattutto nel medio Adriatico. L’interesse e l’impegno per far decollare il porto sono stati manifestati più volte da personalità che hanno ricoperto ruoli importanti nelle istituzioni, senza riuscire a far comprendere la centralità nella costa adriatica nonostante le favorevoli condizioni di Punta Penna. La questione portuale, che dal punto di vista economico è vista di vitale importanza, s’impone all’attenzione della politica provinciale, regionale ed anche nazionale e tuttavia non trova soluzione. L’altro filone è la cultura ambientalista radicata nella mentalità dei vastesi decisi a tutelare e valorizzare uno degli angoli più suggestivi della costa adriatica. La pubblicazione del libro nell’anno dei festeggiamenti del 150° dell’Unità d’Italia porta il lettore a chiedersi qual è stato il ruolo della città nel Risorgimento: e scopre, con un certo compiacimento, che Vasto è “stata il primo comune abruzzese a insorgere in nome di Vittorio Emanuele e Garibaldi”. Tra le personalità giganteggia quella di Silvio Ciccarone che, dopo aver concentrato su di sé tutti i poteri, fece abbattere gli stemmi borbonici e proclamò il governo provvisorio determinando, così, con la sua azione, un pacifico passaggio di regime e dimostrando di essere un politico di razza tenendo a freno le intemperanze popolari. Ci si immerge nella trama dei fatti intessuta in chiave problematica e sembra entrare, a volte, nei dubbi e nelle decisioni delle personalità più rappresentative alla guida della città.
Alla prospettiva turistica si affianca quella industriale e comunque, verso la fine del secolo scorso, la capacità di crescita per aver saputo sfruttare le opportunità offerte dall’intervento straordinario. La ricostruzione storica fornita dall’autore presenta Vasto inserita nella storia meridionale, ma con toni propri marcati e originali.
Rodrigo Cieri
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