Dopo il lungo contraddittorio nato l’anno scorso con la Regione e con l’assessore Mauro Febbo teso a dimostrare da parte nostra che i ripascimenti non servono e sono solo un modo per finanziare le imprese che li realizzano, abbiamo deciso di mettere alla prova il lavoro fatto, monitorando la spiaggia di Casalbordino. Così, muniti di fettuccia e macchina fotografica, appena terminati i lavori di ripascimento (20 maggio) abbiamo misurato i metri di spiaggia aggiunti. A fine ottobre il nuovo sopralluogo ci ha dato ragione: in meno di 6 mesi, in molti tratti la battigia è arretrata di diversi metri fino ad un massimo di dieci. Un intervento che, a detta dei suoi fautori, avrebbe dovuto arrecare benefici alla spiaggia per almeno cinque anni, in realtà non ha resistito nemmeno alle prime mareggiate autunnali! Ma la situazione non è identica lungo tutta la spiaggia. Questa infatti resiste, nonostante i danneggiamenti e il gravissimo stato di abbandono, lì dove sono ancora presenti ambienti dunali, che si sono rivelati ancora una volta un preziosissimo presidio del territorio. Ricordiamo che, secondo quanto testimoniato da innumerevoli studi scientifici, le dune rappresentano una vera e propria barriera fisica contro l’erosione del vento e delle mareggiate, trattenendo con le radici delle piante i granuli di sabbia, che altrimenti sarebbe spazzata via. In un tratto della spiaggia, verso sud in direzione del fiume Sinello, si è incredibilmente accumulata nuova sabbia, portando ad un leggero aumento della profondità dell'arenile. E' la dimostrazione di come l'azione delle correnti lungo costa distribuiscano la sabbia seguendo precisi bilanci tra ciò che viene tolto e ciò che viene depositato, ma questi meccanismi naturali non sempre sono per l’uomo comprensibili né desiderabili. E' possibile soltanto assecondarli, adattandovisi. Ha ragione il prof. Francesco Stoppa, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università D’Annunzio quando afferma che con le opere di sola lettura ingegneristica si rischia di aumentare il degrado della costa. Solo il rispetto dell’equilibrio e l’applicazione delle ferree leggi dell’ecologia possono limitare i danni. Ci chiediamo se sia possibile letteralmente “buttare a mare” tutti questi soldi. Quanto costa alla collettività una mareggiata che porta via un metro di sabbia? E invece quanto costerebbe fare una seria politica di conservazione delle dune esistenti e di rinaturalizzazione degli arenili (come è stato fatto a San Salvo o a Vasto)? Sicuramente molto meno del costo di ingegneristiche opere di contenimento o inutili ripascimenti. Oggi, in un territorio che sta per diventare a tutti gli effetti Parco Nazionale, non possiamo più permetterci inutili perdite di tempo e denaro.
Ines Palena
Presidente WWF Zona Frentana e Costa Teatina
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